Secondo la tradizione, Besso apparteneva alla Legione Tebea di Diocleziano e, per sfuggire alle persecuzioni dopo essersi convertito al Cristianesimo, fuggì nel Nord Italia con altri compagni dove iniziò una predicazione tra le popolazioni.
Quando operava nella Val Soana, venne a lite con alcuni pastori per questioni di proprietà e sopraffatto da questi venne precipitato da un promontorio roccioso e finito da emissari imperiali giunti nel frattempo. Il suo corpo venne trovato fortunosamente da alcuni mercanti che lo trasportarono a valle dove venne loro trafugato da un oste ozegnese che lo fece poi collocare in una cappella.
Il suo corpo, trovato dai valligiani alcuni secoli più tardi, fu oggetto di culto in una cappella costruita sul luogo del martirio, quando il Cristianesimo era ormai accettato quasi universalmente.
Forse per essere agevolati nei pellegrinaggi i pastori preferirono portare le spoglie del Santo con loro nelle transumanze fino a lasciarle definitivamente nel paese dove erano soliti svernare.
Quanti anni sia rimasto in Ozegna il corpo di S. Besso non si sa. Ciò che invece è sicuro è il periodo in cui fu prelevato e portato ad Ivrea.
Negli ultimi anni del X secolo il marchese canavesano, Arduino, aveva iniziato una lotta contro l'Imperatore Enrico II. Oltre ai grandi feudatari laici, vi erano anche i rappresentanti del Clero a osteggiare Arduino.
Forse per rendere meno tesi i rapporti con il Vescovo d'Ivrea e compiere un gesto d'amicizia, il marchese decise di far portare le spoglie di San Besso da una piccola chiesa come quella ozegnese, alla cattedrale principale del suo marchesato.
Sempre secondo la tradizione, si dice che giunta nei pressi di Ivrea, l'urna contenente il corpo diventasse pesantissima tanto da non poter più essere mossa.
Solamente quando si decise di riportare ad Ozegna una reliquia tolta dal corpo del Santo, la bara riacquistò il suo peso normale e potè essere trasportata e inumata nel duomo eporediese.
Quando operava nella Val Soana, venne a lite con alcuni pastori per questioni di proprietà e sopraffatto da questi venne precipitato da un promontorio roccioso e finito da emissari imperiali giunti nel frattempo. Il suo corpo venne trovato fortunosamente da alcuni mercanti che lo trasportarono a valle dove venne loro trafugato da un oste ozegnese che lo fece poi collocare in una cappella.
Il suo corpo, trovato dai valligiani alcuni secoli più tardi, fu oggetto di culto in una cappella costruita sul luogo del martirio, quando il Cristianesimo era ormai accettato quasi universalmente.
Forse per essere agevolati nei pellegrinaggi i pastori preferirono portare le spoglie del Santo con loro nelle transumanze fino a lasciarle definitivamente nel paese dove erano soliti svernare.
Quanti anni sia rimasto in Ozegna il corpo di S. Besso non si sa. Ciò che invece è sicuro è il periodo in cui fu prelevato e portato ad Ivrea.
Negli ultimi anni del X secolo il marchese canavesano, Arduino, aveva iniziato una lotta contro l'Imperatore Enrico II. Oltre ai grandi feudatari laici, vi erano anche i rappresentanti del Clero a osteggiare Arduino.
Forse per rendere meno tesi i rapporti con il Vescovo d'Ivrea e compiere un gesto d'amicizia, il marchese decise di far portare le spoglie di San Besso da una piccola chiesa come quella ozegnese, alla cattedrale principale del suo marchesato.
Sempre secondo la tradizione, si dice che giunta nei pressi di Ivrea, l'urna contenente il corpo diventasse pesantissima tanto da non poter più essere mossa.
Solamente quando si decise di riportare ad Ozegna una reliquia tolta dal corpo del Santo, la bara riacquistò il suo peso normale e potè essere trasportata e inumata nel duomo eporediese.
Testo tratto da: "Da Eugenia a Ozegna" di Martino Chiara, Roberto Flogisto, Enzo Morozzo